Intanto, si è fatta ora di pranzo e optiamo per una locanda Romagnola, Ca’ pelletti, in Via Altabella, a due passi da Piazza Maggiore. Un ristorante molto economico che offre anche il servizio di Take Away. Da provare i Bartlaz (ravioli ripieni di piadina e squacquerone) e la zuppa di fave.
Dopo esserci riposati un po’ in albergo (ed ecco il vantaggio di essere nel bel mezzo del centro storico!), all’ora prestabilita andiamo al luogo dell’appuntamento, il Cortile d’Onore di Palazzo d’Accursio. La visita guidata ci dà l’opportunità di percorrere le stradine del cosiddetto Quadrilatero, ovvero Via Clavature (Serrature), Via Pescherie, Via degli Orefici e Via Drapperie, i cui nomi si riferiscono palesemente alle quattro arti del medioevo.
Siamo di fronte alla Chiesa di Santa Maria della Vita, dove anticamente sorgeva l’Ospedale della Vita, una struttura ospedaliera riservata ai pellegrini, fondata e gestita da un’antica Confraternita. Proprio dalla parte opposta, sorgeva il cosiddetto Ospedale della Morte, riservato ai condannati alla pena capitale, che venivano “confortati” dai confratelli, i quali cercavano di indurli al pentimento prima dell’esecuzione.
Proseguiamo verso Piazza della Mercanzia, dove sorge la Loggia dei Mercanti, dove aveva sede la dogana. Qui la nostra guida fa un excursus molto interessante sulla storia dell’architettura dei portici. A Bologna, infatti, giungevano – sin dai tempi lontani – studenti da ogni parte del mondo che si fermavano in città per almeno cinque anni. Per venire incontro alle loro esigenze, gli abitanti della città iniziano a costruire degli sporti, ovvero delle “estensioni” delle loro abitazioni che aggettavano sul suolo pubblico. In questo modo, riuscivano a ricavare una o due stanze in più che potevano affittare agli studenti.
Con il tempo, poi, questa abitudine si consolidò: l’architettura divenne sempre più solida – grazie a dei pilastri di appoggio – rendendo possibile la creazione di sporti sempre più ampi. Nacquero così i portici: a pian terreno si adibivano le botteghe degli artigiani e al piano superiore venivano affittate stanze e posti letto a commercianti e studenti.
In Piazza della Mercanzia, dando le spalle alla Loggia, a destra si vede uno splendido esempio di quanto spiegato dalla nostra guida. Si tratta di un edificio edificato a più riprese, con delle strutture in legno aggiunte in un secondo momento, riconoscibili perché, sulla facciata, si vedono ancora le travi di supporto.
Al termine della visita guidata, continuiamo il nostro tour nel centro storico e cogliamo subito l’occasione di vedere l’interno della Chiesa di Santa Maria della Vita (dalla curiosa pianta ottagonale), dove si trova un bellissimo Compianto sul Cristo Morto di Niccolò da Puglia. La scena rappresentata è talmente realistica che si pensa che l’artista abbia preso a modello lo strazio dei pazienti dell’ospedale vicino.
Come spiegato dalla guida, il Compianto è sempre composto da otto figure, in quanto otto è il numero della Resurrezione (Gesù risorse l’ottavo giorno). Il Compianto della di Santa Maria della Vita, però, è costituito da sette personaggi soltanto. Come mai? La guida ci spiega che Giovanni Bentivoglio fece in modo che una delle statue recasse la riproduzione del suo volto in omaggio a lui, il Signore di Bologna. Quando poi egli cadde in disgrazia, la “sua” statua venne decapitata. Ecco spiegato come mai il Compianto di Santa Maria della Vita (e anche quello di San Petronio) è formato da sette personaggi.
Qui, si trova anche il Museo della Sanità e dell’assistenza, dove è custodito il Transito della Vergine di Alfonso Lombardi. All’interno del Museo è anche allestita una mostra temporanea, con alcuni dipinti di Gino Covili, dedicati alla malattia mentale.
Proseguiamo il nostro tour e, percorrendo Via Santo Stefano, raggiungiamo il complesso delle sette Chiese di Santo Stefano (di cui, però, se ne conservano solo quattro). Edificato tra il IV e il V secolo, in sostituzione di un tempio pagano dedicato a Iside, si tratta di una riproduzione simbolica dei luoghi della passione di Cristo, una sorta di Sacra Hierusalem.
Sulla via del ritorno, passeggiamo all’interno della Corte Isolani dove abbiamo anche l’opportunità di vedere la facciata di Casa Isolani, una delle dimore più antiche in Italia, dotata di un portico costituito da alti pilastri di legno di quercia.
Proseguendo per Strada Maggiore, giungiamo nella piazzetta dove si trovano le due Torri simbolo di Bologna, la Torre degli Asinelli e la Torre della Garisenda, che devono il suo nome alle ricche famiglie che le commissionarono. Si tratta di due torri pendenti, la prima alta ben 97 metri (la cui sommità può essere raggiunta salendo 500 scalini, la seconda alta 47 metri.
Percorrendo via Rizzoli, la via dello shopping bolognese, giungiamo all’Osteria dell’Orsa, in via Mentana, in zona universitaria, una bella locanda rustica e conveniente.
La mattina seguente ci svegliamo di buon’ora per prendere il treno per Forlì, dove ci aspetta la mostra “Liberty, uno stile per l’Italia moderna”. Il biglietto intero costa 11 euro e comprende l’audioguida.
L’allestimento è molto funzionale e, anche se le prime sale sono gremite, riusciamo a goderci la mostra, che spazia dalla pittura alla pubblicità (in questo periodo nascono i primi manifesti), dalla scultura all’interior designing. In esposizione anche merletti, abiti, mobili, tovaglie e persino un ditale!
Prima di andare a pranzo, decidiamo di visitare Palazzo Romagnoli, a circa 300 metri dai Musei di San Domenico, sede della mostra del Liberty. Il piano terra è dedicato alla collezione Verzocchi che comprende numerosi dipinti dedicati al tema del lavoro. Al primo piano ci sono, invece, dipinti di Giorgio Morandi.
Prima di riprendere il treno per Bologna, è tempo di ristorarci un po’ all’Osteria del Medio, su Via Saffi, poco dopo il Duomo che però non riusciamo a visitare per chiusura in pausa pranzo. Da provare i crostini con baccalà e lo sgombro con cipolle rosse.
Sulla via del ritorno per la stazione ferroviaria, ci fermiamo in Piazza Angelo Saffi, dove si affacciano il palazzo del Comune, il palazzo delle Poste, la torre civica e l’abbazia di San Mercuriale, una basilica in stile romanico del XII secolo che, con la sua torre campanaria, rappresenta uno dei simboli della Romagna.